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2025
Nel presente contributo si pone l’attenzione sulla voce siciliana pittiḑḑi e si avanza l’ipotesi di un probabile transito dall’arte bianca alla sfera ludica, entrando nel lessico carnascialesco dell’Isola, dove ha acquisito il significato di coriandoli, che non sembra trovare riscontri in altri dialetti.
Attraverso il presente elaborato si è cercato di descrivere attraverso un'analisi storica e linguistica (avvalendosi di frequenti e puntuali note lessicali ed etimologiche) l'intricato intreccio di tradizioni culinarie e pratiche alimentari che sono alla base del modello gastronomico italiano moderno e del suo vocabolario. Nel capitolo 0 si è visto come già dall‘epoca romana molti scritti costituiscano una preziosa testimonianza delle abitudini alimentari di una civiltà lontana e complessa, da cui si è poi originata la società moderna. Grazie a testi e documenti di vario genere giungono fino a noi notizie riguardanti la tipologia dei pasti e le modalità con cui erano preparati i cibi. A tal proposito, l‘opera De re coquinaria, attribuita convenzionalmente a Marco Gavio Apicio, gastronomo vissuto ai tempi di Tiberio, costituisce la più importante raccolta di ricette dell‘antichità ed è considerata un punto di riferimento imprescindibile per i testi di cucina pubblicati nei secoli successivi, insieme ad altri testi mutuati dalla cultura orientale e araba. Nel capitolo 1 si è rilevato come gli arabi, per mezzo della loro influenza sulla Sicilia nell'alto medioevo (soprattutto lessicale), abbiano introdotto cibi, tecniche agrarie e modi di preparazione culinari nell'occidente europeo. Dopo aver annotato, nel capitolo 2, quali siano stati i testi di medicina e agronomia (argomenti saldamente legati alla gastronomia medievale) più importanti, nel capitolo 3 si sono descritti i ricettari di cucina, comparsi per la prima volta nel Trecento, che testimoniano la circolazione e la diffusione su scala nazionale di alimenti e pietanze originariamente locali e la nascita di un lessico specialistico. Il capitolo 4 spiega come durante Il Quattrocento si registrino notevoli progressi nell'ambito culinario, sotto la spinta di figure quali Maestro Martino e il Platina. Nel Cinquecento e nel Seicento, dei quali si parla nel capitolo 5 e 6, la cucina italiana raggiunge livelli eccelsi. I cuochi, scalchi e trincianti (su tutti Messisburgo e i suoi Banchetti, Scappi con la sua Opera e Latini con Lo scalco alla moderna) diventano autori di testi culinari che divengono fonte d‘ispirazione per i colleghi francesi, ancora poco rinomati. Dalla fine del Seicento e per tutto il Settecento (capitolo 7) la letteratura gastronomica in Italia sostanzialmente tace. Tale fenomeno se da una parte rivela la dominanza culturale della cucina francese, dall'altra diviene stimolo alla ricerca delle tradizioni locali che, nel tempo, porterà al consolidamento dei legami tra gastronomia e territorio e consoliderà il carattere originale della cucina italiana. Per assistere alla rinascita di tale cucina è necessario attendere gli ultimi tre decenni del Settecento, anche se uno dei testi più importanti del secolo, edito nella Torino sabauda e filo francese, si intitola, non a caso, Il cuoco piemontese perfezionato a Parigi. Francesco Leonardi nell'Apicio Moderno fornirà una trascrizione fonetica di termini stranieri (in gran parte francesi) secondo la grafia italiana. Dopo l'unità d'Italia (capitolo 8) si intensifica la pubblicistica gastronomica, a dimostrazione che l'interazione di tre modelli, quello locale, quello statale e quello internazionale, risponda ad un assetto culturale profondo e permetta di descrivere una cucina socialmente stratificata e geograficamente definita. Il capoluogo costruisce la regione, pianificandone i trasporti, orientandone le produzioni e divulgandone l'identità gastronomica in concorrenza con le altre. Su questa base avviene la codificazione di Pellegrino Artusi nella Scienza in cucina. Il libro segna la nascita della cucina italiana moderna destinata a diffondersi non solo tra la borghesia ma anche tra le classi popolari, divenendo un modello da seguire almeno fino agli anni Quaranta. Punto d‘incontro tra passato e futuro, Filippi Tommaso Marinetti con la Cucina Futurista si è schierato a favore della riscoperta dei prodotti tipici, asserendo che «ogni popolo deve avere la sua alimentazione e quella del popolo italiano deve esser basata sui prodotti di questa terra calda, irrequieta, vulcanica». In Italia nel corso dei secoli la rivalutazione delle identità territoriali parte prima da una prospettiva cittadina: ad eccezione di alcuni ricettari settecenteschi che mirano a rappresentare la dimensione regionale della cucina piemontese, i riferimenti alla città sono presenti in manuali quali Il cuoco galante (1773) di Vincenzo Corrado, Nuovo cuoco milanese economico (1829) di Giovanni Felice Luraschi, La cucina teorico pratica e Cucina casareccia in dialetto napoletano (1837) di Ippolito Cavalcanti. Il tentativo errato di inscrivere alcuni piatti all‘interno di una cucina più ampiamente regionale si sviluppa contemporaneamente al tentativo di Artusi di recuperare le diversità locali all‘interno di un‘ottica nazionale e unitaria: Vittorio Agnetti prima, nel 1909, con La nuova cucina delle specialità regionali e il fascismo, poi, enfatizzeranno tale aspetto (capitolo 9). Nel 1928 si avvia un progetto di inventariazione del patrimonio alimentare italiano culminato nella Guida gastronomica d'Italia pubblicata dal Touring club nel 1931, in cui le ricette sono suddivise secondo l‘appartenenza regionale e provinciale.
"La Sicilia", 1985
A chi si chiedesse che cosa sia rimasto dell'antico Carnevale di Sici1ia non si potrebbe che rispondere con le parole del Pitrè che a questa usanza dedicò largo spazio nel primo volume di Usi e costumi credenze e pregiudizi del popolo siciliano, e successivamente in La famiglia, la casa, la vita del popolo siciliano 1 . «Certo,scriveva il nostro autore nel 1889 -chi volesse farsi un'idea dell'antico Carnevale siciliano, non potrebbe, senza cadere in grossolano errore, guardare al Carnevale presente, perché ben poche feste periodiche furono più caratteristiche, più clamorose di queste, nelle quali la innata passione del popolo pel divertimento e pel sollazzo trova pabulo e sviluppo.
2005
I «Bollettino dell'Atlante Linguistico Italiano», III Serie, 29 (2005), pp. 63-146. 1 Non sono stati inseriti i francesismi di cui non è traccia nella lessicografia siciliana (neppure in quella più recente), intorno ai quali, forse, qualcosa di più potrebbe suggerire lo spoglio di opere letterarie in dialetto, ancora da effettuare (da troppo poco tempo, infatti, è partito, sotto la guida del Prof. S.C. Trovato della Facoltà di Lettere di Catania, il progetto di ricerca che ha come obiettivo la realizzazione di un corpus di testi siciliani, compresi nell'arco di tempo che va dall'Unità d'Italia ai nostri giorni). Si potrebbe in tal modo verificare se già nell'Ottocento il dialetto aveva accolto parole come bbabbà, bbignè, profitterò, rrollè e rrollò, ecc. -oggi sicuramente note ai dialettofoni -o se l'ingresso di tali voci nel dialetto coincide, nel Novecento inoltrato, con il definitivo avvento dell'italiano, che già le possedeva da tempo. 2 Da quando, nell'a.a. 2001-2002, avviai il progetto della mia tesi di dottorato, Vocabolario storico-etimologico dei gallicismi e dei francesismi del siciliano, discussa nel marzo del 2004 presso il Dipartimento di Filologia moderna della Facoltà di Lettere di Catania. 3 A più riprese soffermatosi sull'influsso del francese sull'italiano in varie puntate di Lingua Si possono ricordare ad es. solo Jost 1967 per i dialetti del sud d'Italia (abruzzese, napoletano, pugliese, calabrese e siciliano), relativamente a prestiti antichi e recenti, e Zolli 1971 per il veneziano, limitatamente a prestiti recenti. 5 Ad es. gli studi di
Studi di Lessicografia italiana, 2022
Il contributo prende in esame le parole della gastronomia presenti in testi napoletani quattro e primo-cinquecenteschi. La scelta di concentrare l’attenzione sul tema del cibo e sull’area geografica napoletana si motiva con la particolare ricchezza e la varietà di questo campo semantico nel territorio considerato e con la produttività di Napoli come principale centro d’irradiazione di meridionalismi gastronomici nella lingua nazionale. S’intende verificare l’eventuale registrazione di tali lemmi quattro-cinquecenteschi nei vocabolari napoletani dell’Ottocento, strumenti che si caratterizzano per la consuetudine (abituale nei dizionari in lingua ma assai poco praticata dalla lessicografia dialettale) di basarsi su fonti scritte precedenti, modalità che conferisce a tali opere lessicografiche (considerate nel complesso) un’originale e moderna prospettiva diacronica. Il raffronto sistematico tra documentazione antica e tradizione lessicografica ottocentesca consente di ricostruire la biografia dei lemmi analizzati, osservandone (a seconda dei casi) la persistenza, la sopravvivenza, la capacità di irradiazione, la variazione formale e semantica, la perdita di vitalità, l’obsolescenza, la diffusione in altre varietà linguistiche della penisola e nella lingua nazionale. Si può in tal modo misurare il tasso di dinamismo di una porzione di lessico gastronomico in diacronia prospettica (adattando a questo caso una felice coniazione di De Mauro per il lessico dantesco).
2024
Studio lessicale del “bbaccàgghu”, il gergo dei caminanti siciliani, parlato da una comunità seminomade per motivi di lavoro, le cui origini risalgono forse agli antichi rom di Sicilia.
NOTA PER LA TIPOGRAFIA:
Il contributo ricostruisce il lessico e le pratiche alimentari di una parte della Sicilia interna, contrassegnata dall'esperienza ergologica mineraria. Le inchieste sul campo restituiscono una parte di quanto la tradizione indiretta illustrava e che aveva riverberi anche nella paremiologia e nella tradizione orale.
Detto questo, mi sembra opportuno porre l'attenzione anche su un volumetto dal titolo Anzi. Notizie Storico-Statistiche a firma di Francesco Rossi 2 , da cui si evincono delle sorprendenti coincidenze, né casuali né sporadiche, fra questa monografia e il manoscritto di Coiro, tanto che mi è venuto spontaneo, a ogni entrata lessicale, mettere a confronto i lavori dei due autori, riportando, fra parentesi tonde, il numero di pagina. Al fine di facilitare al lettore eventuali riscontri indicherò con CoiroMs, seguito da (A, B, C) con riferimento ai fogli manoscritti, con CoiroS l'edizione a stampa a cura di Rocco Coiro, e con Rossi la monografia su Anzi.
L'immagine che oggi il Mediterraneo offre è lungi dall'essere rassicurante. Ai nostri giorni si può dire che le sue opposte rive non abbiano in comune che le loro insoddisfazioni. E sempre più si percepisce questo mare come spazio di attraversamenti intollerati. Percepire il Mediterraneo partendo dal suo passato rimane tuttavia un'abitudine tenace, e a volte viene da pensare che la retrospettiva prevalga sulla prospettiva. La retrospettiva è però irrinunciabile, oggi più che mai. E lo è nel momento in cui la realizzazione di una convivenza in seno ai territori multietnici, là dove si incrociano e si mescolano culture, religioni, lingue diverse, conosce sotto i nostri occhi uno smacco crudele. Con questa nuova Collana, il Centro di studi filologici e linguistici siciliani conferma la speciale attenzione per la Scuola, alla quale vuole offrire agili strumenti di approfondimento sugli aspetti più diversi della storia linguistica della Sicilia e della cultura dialettale. La pubblicazione di questo primo testo, nel quale si ricostruiscono succintamente molteplici percorsi di parole e di cose tra Oriente e Occidente, si colloca ancora una volta nel contesto mediterraneo, oggi tragicamente sconvolto da migrazioni di donne, uomini, bambini, ma anche arricchito dall'incontro di lingue e di culture. Questo volumetto vuole essere perciò un contributo a una migliore comprensione di quanto -oggi come ieri -accade intorno a noi. Palermo, di cui è stato preside dal 1998 al 2007. Attualmente è presidente del Centro di studi filologici e linguistici siciliani e dirige il Progetto ALS -Atlante Linguistico della Sicilia. Alla fine degli anni '60, subito dopo la laurea, è stato docente di materie letterarie nella scuola media statale di Urzulei, piccolo centro dell'Ogliastra, da cui ha recentemente avuto la cittadinanza onoraria. La particolare attenzione rivolta al mondo della Scuola è testimoniata da numerosi saggi, tra i quali Cultura dialettale ed educazione linguistica (1991) e L'indialetto ha la faccia scura. Giudizi e pregiudizi linguistici dei bambini italiani (2006).
2020
Questo articolo ha lo scopo di studiare l’uso e la frequenza delle spezie in due im-portanti ricettari trecenteschi italiani: il Libro de la cocina (Anonimo Toscano) e il Libro di cucina del secolo XIV (Anonimo Veneziano). Si vuole fornire un contributo sull’im-patto che le spezie hanno avuto nell’alimentazione. Il metodo usato è quello dell’analisi comparativa di categorie di cibi. In particolare, abbiamo cercato di verificare se le spezie fossero usate con uguale intensità o se non ci fosse per Venezia la necessità di conoscerle meglio rispetto all’ambito toscano.This article aims at studying the use and frequency of spices in two important Italian cookbooks: Libro de la cocina (Anonimo Toscano) and Libro di cucina del secolo XIV (Anonimo Veneziano), both belonging to the XIVth century. We want to provide a con-tribution on the impact the spices have had on nutrition. The method used is the com-parative analysis of food categories. Particularly, we tried to verify whether the spic...
Wydawnictwo Uniwersytetu Łódzkiego eBooks, 2021
La genesi dell'industria dolciaria è associata alla medicina, e in particolare alla farmaceutica, che ne è stata individuata. I prodotti a base di miele o di zucchero erano considerati al pari di medicine. Nel tardo medioevo i medicinali dolci cominciassero ad essere trattati come confetti. Quindi una parte importante della farmacia era basata sull'artificium zuchari, ovvero sulle regole per la preparazione di confetti, frutta candita, conserve e marzapane. Nel XV secolo i dolci costituivano una prova della posizione sociale e dell'importanza degli organizzatori e diventavano uno strumento di propaganda. Dopo la lunga lotta per il trono napoletano (1421-1442), il sovrano della Corona d' Aragona, Alfonso il Magnanimo (1416-1442-1458), portò in Italia elementi della cultura conviviale della di lui terra natale, compreso l'abitudine di un elegante e solenne rinfresco, chiamato colazione. Nella seconda metà del 400, la consumazione dei dolci era stata arricchita da elementi tipici italiani: dallo zucchero si potevano realizzare diverse cose di zuccaro, cioè figure, oggetti o composizioni.
Here we present the etymology of the word 'cornetto' (the Italian croissant), the areal diffusion of this hyperonym vs. local names for different names of breakfast-pastries) and its survival in the cashier-order locution "cappuccino e cornetto".
2014
Foti, Giuseppe <1970-> Fonetica storica, fonologia e ortografia del dialetto galloitalico di San Fratello / Giuseppe Foti. -Palermo : Centro di studi filologici e linguistici siciliani, Dipartimento di scienze umanistiche, Università degli studi di Palermo, 2013. (Materiali e ricerche dell'ALS ; 34) ISBN 978-88-96312-55-1 1. Dialetti siciliani -San Fratello. 457.8115 CCD-22 SBN Pal0265369 CIP -Biblioteca centrale della Regione siciliana "Alberto Bombace"
2019
Indagare le parole significa mettere in luce la storia della nostra società: è questa, crediamo, la chiave di lettura promossa dal convegno, che sottolinea la forza con cui la parola è in grado di testimoniare il passato e di riflettere il presente, fotografando il mutamento delle condizioni non solo linguistiche, ma anche culturali di un paese. E in questa prospettiva, come è noto, il lessico della cucina e dell'alimentazione rappresenta un campo d'indagine particolarmente rilevante: la cucina è una pratica necessaria e quotidiana, profondamente legata alle tradizioni di ogni singola realtà locale (cfr. Frosini 2012: 85; Frosini 2014: 22). D'altro canto, a quella vera e propria costellazione di cucine locali che sono alla base della nostra tradizione culinaria cor-1 Questo contributo, che auspichiamo sia soltanto l'inizio di uno studio più approfondito, non sarebbe nato senza i suggerimenti di tutti gli amici e colleghi che ci hanno fornito materiale utile alla nostra indagine, rispondendo pazientemente alle nostre continue domande: a loro vanno i nostri più cari ringraziamenti. Il più sentito grazie va a Giovanna Frosini, per la sua guida costante, per la passione per lo studio che ogni giorno ci trasmette e per i suoi sempre preziosi consigli.
Lo scopo di questo lavoro è quello di integrare i cinque volumi del Vocabolario Siciliano, voluto e avviato da Giorgio Piccitto con il primo volume (A-E), che vide la luce nel 1977, e alla cui direzione si sono succeduti, nel corso di un quarto di secolo, Giovanni Tropea, rispettivamente per il secondo (F-M), 1985, terzo volume (N-Q), 1990, e quarto volume (R-Sg), 1997, e Salvatore C. Trovato per il quinto e ultimo volume, uscito nel 2002, che comprende le lettere (Si-Z). Come si sa, non ci sono vocabolari in grado di offrici, per vari motivi, una completezza assoluta e, pertanto, si può ben dire che, nel loro insieme, gli uni vanno ad arricchire gli altri.
Actes du colloque de lexicographie dialectale et étymologique en l’honneur de Francesco Domenico Falcucci, Edizioni dell’Orso, Alessandria, 2018, pp. 505-524, 2018
Nel redigere la Prefazione al VSES nel 2014, fornendo le linee-guida dell'impostazione dell'opera a completamento e integrazione del suo VES (pubblicato nel 1986), A. Vàrvaro affermava: "Gli aggiornamenti sono ridotti all'essenziale, la completezza è rimasta un miraggio" (XV). Nonostante questa giustificazione preventiva, che si potrebbe riproporre a esergo di qualunque opera pretenda il marchio dell'esaustività, le oltre 4000 voci delle 600 famiglie lessicali studiate nel VSES ci consegnano uno straordinario modello di trattazione della storia delle parole, grazie alla fusione della prospettiva filologica con quella storico-linguisti ca che si staglia sullo sfondo di una speciale attenzione alla dimensione geolinguistica. Un'opera così complessa, con una gestazione a tappe, e comunque protrattasi per un quarantennio, apre diversi orizzonti di lettura e di approfondimento fungendo spesso da stimolo, ora per aggiungere, all'interno delle famiglie lessicali ivi trattate, nuove forme e nuove accezioni nel frattempo documentate dalla lessicografia più recente post-piccittiana 1 e dalla letteratura plurilingue degli ultimi due secoli, ora per tentare di rintracciare l'etimo di altre parole che, pur essendo voci specificamente siciliane e meridionali senza corrispondenti formali e semantici nell'italiano, non hanno, per qualche ragione, trovato spazio nell'opera di A. Vàrvaro. Nel procedere con i lavori di raccolta e di analisi dei dati del l'Atlante Linguistico della Sicilia (ALS) 2 , molte forme lessicali connesse al mondo dell'alimentazione 3 , ad esempio, si inquadrano, per via di accezioni secondarie e
2019
Indagare le parole significa mettere in luce la storia della nostra società: è questa, crediamo, la chiave di lettura promossa dal convegno, che sottolinea la forza con cui la parola è in grado di testimoniare il passato e di riflettere il presente, fotografando il mutamento delle condizioni non solo linguistiche, ma anche culturali di un paese. E in questa prospettiva, come è noto, il lessico della cucina e dell'alimentazione rappresenta un campo d'indagine particolarmente rilevante: la cucina è una pratica necessaria e quotidiana, profondamente legata alle tradizioni di ogni singola realtà locale (cfr. Frosini 2012: 85; Frosini 2014: 22). D'altro canto, a quella vera e propria costellazione di cucine locali che sono alla base della nostra tradizione culinaria cor-1 Questo contributo, che auspichiamo sia soltanto l'inizio di uno studio più approfondito, non sarebbe nato senza i suggerimenti di tutti gli amici e colleghi che ci hanno fornito materiale utile alla nostra indagine, rispondendo pazientemente alle nostre continue domande: a loro vanno i nostri più cari ringraziamenti. Il più sentito grazie va a Giovanna Frosini, per la sua guida costante, per la passione per lo studio che ogni giorno ci trasmette e per i suoi sempre preziosi consigli.
L'area linguistica siciliana offre le più diverse prospettive per analizzare il rapporto tra lingua, dialetto e alimentazione, rapporto che ha interessato diverse scienze linguistiche (geografia linguistica, storia della lingua e dialettologia). Recenti iniziative, infatti, hanno strettamente 1 legato il tema dell'alimentazione tradizionale agli interessi dialettologici e linguistici in generale. Si va da studi individuali con finalità di divulgazione scientifica si vedano Beccaria et alii 2005, Frosini in Trifone 2008) sino a interi incontri congressuali (Palermo 2006, Vercelli 2007, Modena 2007) 2 ; da interessi di geolinguistica sovranazionale (come il progetto AGAM -Atlante Generale dell'Alimentazione Mediterranea -di Domenico Silvestri, per cui cfr. Silvestri et alii 2002), a quelli di ambito nazionale (VI volume dell'ALI 2003 -dedicato interamente all'alimentazione, carte 525-614) e regionale (l'ALS si sta occupando da qualche anno proprio di questo settore etnodialettale, cfr. Ruffino 1995, De Gregorio 2008, Castiglione, Matranga e Sottile 2009, Burgio 2009).
in Parola. Una nozione unica per una ricerca multidisciplinare, 2019
Indagare le parole significa mettere in luce la storia della nostra società: è questa, crediamo, la chiave di lettura promossa dal convegno, che sottolinea la forza con cui la parola è in grado di testimoniare il passato e di riflettere il presente, fotografando il mutamento delle condizioni non solo linguistiche, ma anche culturali di un paese. E in questa prospettiva, come è noto, il lessico della cucina e dell'alimentazione rappresenta un campo d'indagine particolarmente rilevante: la cucina è una pratica necessaria e quotidiana, profondamente legata alle tradizioni di ogni singola realtà locale (cfr. Frosini 2012: 85; Frosini 2014: 22). D'altro canto, a quella vera e propria costellazione di cucine locali che sono alla base della nostra tradizione culinaria cor-1 Questo contributo, che auspichiamo sia soltanto l'inizio di uno studio più approfondito, non sarebbe nato senza i suggerimenti di tutti gli amici e colleghi che ci hanno fornito materiale utile alla nostra indagine, rispondendo pazientemente alle nostre continue domande: a loro vanno i nostri più cari ringraziamenti. Il più sentito grazie va a Giovanna Frosini, per la sua guida costante, per la passione per lo studio che ogni giorno ci trasmette e per i suoi sempre preziosi consigli.
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